Terraferma: La lotta per la sopravvivenza in un mondo post-apocalittico

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Terraferma

Capitolo 1

La luce del sole filtrava attraverso le crepe nella parete di metallo arrugginito, proiettando strisce dorate sul pavimento sporco della capanna. Le respirazioni affannose e irregolari riempivano l'aria, mentre il calore del corpo di Alice si propagava attraverso la stanza asfissiante. Aveva vissuto abbastanza a lungo da sapere che la notte era ormai finita, anche se i suoi occhi erano ancora chiusi, stretti nel tentativo di prolungare l'illusione del sonno.

Giorni, mesi, anni? Alice non riusciva più a tenere il conto del tempo trascorso da quando era stata costretta a rifugiarsi in questa terra desolata. In un passato lontano, questo luogo era stato un'isola abitata, un paradiso terrestre circondato da acque cristalline e ricoperto da una vegetazione lussureggiante. Ma quel mondo era ormai un ricordo lontano, cancellato da un cataclisma globale che aveva trasformato la Terra in un'ombra sbiadita della sua precedente bellezza.

Capitolo 2

Alice sospirò e si sforzò di aprire gli occhi, venendo accecata dalla luce accecante. La luminosità la fece rabbrividire, ricordandole la durezza della vita in superficie, dove nessuna pietà poteva essere trovata. Si alzò con fatica dal suo giaciglio di fortuna, cercando di districarsi dalle coperte logore e polverose che l'avevano protetta durante la notte.

Guardò intorno con occhi stanchi, osservando l'angusta stanza che aveva adottato come rifugio. Le pareti erano screpolate e coperte di muffa, il tetto pericolosamente inclinato e minacciante di crollare da un momento all'altro. Il pavimento era coperto di sporco e detriti, e l'odore di muffa e umidità si insinuava dappertutto. Non era certo un luogo accogliente, ma in un mondo devastato dalla tragedia, la sopravvivenza era l'unica preoccupazione che contava.

Terraferma era diventato il nome che Alice aveva dato a questo mondo desolato, un richiamo alla sua determinazione di rimanere aggrappata alla vita nonostante le avversità. Era un mondo dove ogni respiro era una lotta, dove ogni passo poteva portare alla morte, dove ogni sguardo poteva nascondere un nemico o un pericolo imminente. Ma qui, in questo angolo remoto di Terraferma, Alice aveva trovato un rifugio provvisorio, un luogo da chiamare casa, almeno finché la morte non avesse bussato di nuovo alla sua porta.

Capitolo 3

Non appena ebbe finito di scrutare la stanza, Alice si avvicinò all'unica finestra della capanna, una piccola apertura quadrata che si apriva su un panorama grigio e desolato. Fuori, il cielo era avvolto da nubi dense e minacciose, mentre il vento ululava tra le macerie e i ruderi che punteggiavano l'orizzonte. La terra intorno alla capanna era arida e spoglia, offrendo poco o nessun riparo contro i pericoli che si aggiravano nell'oscurità.

Ma Alice conosceva bene i pericoli di questo mondo. Aveva imparato a riconoscere i segni degli stalker, i predatori rapaci che si aggiravano nelle ombre in cerca di prede indifese. Aveva imparato a evitare le zone contaminante, dove la terra aveva assorbito le tossine mortali rilasciate dalle migliaia di industrie e centri urbani distrutti dal cataclisma. Aveva imparato a proteggersi dagli indigeni disperati, gli esseri umani ridotti alla disperazione e alla follia dall'apocalisse.

Alice si guardò in giro, cercando di individuare eventuali segnali di pericolo. Non vedeva nulla di sospetto, ma la sua esperienza le aveva insegnato a non fidarsi mai della quiete apparente in un mondo così ostile. Dopo aver esaminato attentamente l'area circostante, tornò dentro la capanna e si avvicinò a una teiera arrugginita che teneva vicino al focolare. Prese una scodella di metallo e la immerse nell'acqua che bolle, aggiungendo una manciata di erbe secche che aveva raccolto la sera precedente.

Il brodo che ne estrasse sapeva di fumo e cenere, ma per Alice era comunque un pasto ricco. Aveva imparato a non sprecare nulla in questo mondo desolato, a trasformare le risorse scarse in beni indispensabili per la sua sopravvivenza. Dopo aver finito di mangiare, ripiegò le coperte sul letto di fortuna, preparandosi a lasciare la capanna per esplorare il territorio circostante in cerca di risorse e informazioni.

Ma prima di uscire, si fermò di fronte a uno specchio incrinato appeso a una parete. Osservò il riflesso che le restituiva, studiando il viso sporco e scavato dalle privazioni, gli occhi duri e concentrati che le restituivano lo sguardo. Non era più la stessa Alice che aveva conosciuto, non era più l'adolescente ingenua che un tempo aveva sperato in un futuro luminoso e sereno. In Terraferma, ogni speranza, ogni sogno, ogni illusione si erano dissolti come neve al sole, lasciando solo una ferrea volontà di sopravvivenza e un'implacabile determinazione di non cedere di fronte alla brutalità di questo mondo.

Alice si affrettò ad uscire dalla capanna, avvolgendosi in un mantello di pelle consumata e armata di un pugnale corroso che teneva nascosto sotto il tessuto logoro. Si addentrò nel paesaggio desolato, scrutando l'orizzonte con occhi vigili e orecchie tese. Il suolo era costellato di macerie e detriti, le cicatrici del cataclisma che aveva sconvolto la Terra in modo irreversibile. Mentre si muoveva con cautela, Alice si sentiva come un'intrusa in un mondo che non le apparteneva, un testimone sopravvissuto di una tragedia cosmica che aveva raso al suolo tutto ciò che un tempo era stato bello e prospero.

Ma nonostante tutto, non era sola in questo luogo ostile. In lontananza, Alice intravide una figura avvolta in abiti scuri, intenta a raccogliere radici e erbe in mezzo alle macerie. Il cuore di Alice si contrasse per un istante, prima di rimettersi in moto, avviandosi verso la misteriosa figura con passo deciso ma vigile. Era abituata a essere cauta nella sua interazione con gli altri abitanti di Terraferma, sapendo che l'umano era diventato un predatore ancora più pericoloso di qualsiasi bestia mutata dall'apocalisse.

Quando giunse abbastanza vicino, la figura sollevò lo sguardo, rivelando gli occhi scuri e intensi di un uomo che doveva avere più o meno la stessa età di Alice. Indossava abiti logori e sbiaditi, ma aveva l'aspetto di qualcuno che non si lasciava domare dalla disperazione e dalla privazione. Si fermò di fronte ad Alice, studiandola attentamente

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